“Che paese è quello dove un runner viene inseguito in diretta televisiva dalle telecamere di Barbara D’Urso ospitate da un elicottero della Guardia di Finanza e a Messina un centinaio di persone partecipa senza alcun controllo al funerale del fratello di un boss? Un paese dove, evidentemente, le regole non valgono per tutti e lo Stato e mostra i muscoli solo con i più deboli.”
Non posso che condividere quindi la riflessione della mia amica Valentina Spata:
“A Messina c’è silenzio e ipocrisia.
C’è silenzio perché nessuno, nemmeno il Sindaco più stimato d’Italia, ha detto una sola parola di fronte ad un fatto gravissimo.
È dovuto intervenire dopo il caos mediatico dell’opposizione e dopo le parole durissime del Presidente della Commissione Antimafia.
Nel periodo di quarantena, dove nessuno può festeggiare funerali e matrimoni, a Messina si è celebrato il funerale di Rosario Sparacio, fratello di un capomafia.
Come sia stato possibile, ce lo spiegherà la Magistratura ma intanto riflettiamo.
Al funerale hanno partecipato 100 persone e dietro la bara del feretro c’era il caos tra auto e moto di amici e parenti.
Nel frattempo i siciliani, pochi per fortuna, si sono ribellati per un gommone arrivato in autonomia con 100 disperati perché dicono che “non è giusto che noi siamo costretti a rimanere a casa e loro possono sbarcare liberamente nel nostro Paese. In Sicilia abbiamo pochi posti in malattia infettiva”.
Cento persone autorizzate a circolare per le strade di Messina e a celebrare l’unico funerale in Italia, persone tra l’altro provenienti da ambienti mafiosi, è invece una cosa normale e tollerabile.
Vi prego, fermate questo mondo che voglio scendere.”
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